Approvate dal Congresso Nazionale dei giovani avvocati (AIGA) le mozioni a sostegno dei praticanti
L’Associazione italiana Giovani Avvocati si impegna a favorire il ritorno al vecchio patrocinio, la riforma dell’esame di stato, la modifica dell’organizzazione dei corsi di formazione e l’adozione di strumenti di tutela del praticante.
“Il praticante è tamquam non esset”, amava scherzosamente affermare uno stimato collega.
Parlare di “inesistenza” è forse eccessivo, ma è del resto vero che, dopo aver conseguito la laurea magistrale in giurisprudenza, il cammino per divenire avvocato è ancora molto lungo e non potrà dirsi concluso neppure con il conseguimento dell’ambito titolo.
Seppure, infatti, sia stata ora eliminata la figura del procuratore legale, la quale faceva da “tramite” fra il periodo di tirocinio e l’esercizio della professione in qualità di avvocato, dopo aver superato l’esame ci si rende subito conto che ancora molti saranno i bivi da oltrepassare e le strade da percorrere, per formarsi come avvocato e, allo stesso tempo, come persona.
Purtroppo, va anche detto che le recenti modifiche normative, a partire dall’istituzione del patrocinio cosiddetto “sostitutivo” che ha ridotto il praticante abilitato al patrocinio a mero sostituto d’udienza del Dominus, senza la possibilità di patrocinare cause di propri clienti, fino all’obbligo di frequenza di corsi di formazione che con tutta probabilità saranno a pagamento, hanno reso sempre più difficoltoso l’accesso di nuovi giovani alla professione.
Giovani che, spesso, appena laureati e con la necessità di trovare in breve tempo uno studio per poter partecipare all’unica sessione annuale dell’esame di stato, purtroppo non sempre possono giovarsi di situazioni ideali per la loro crescita.
L’assenza di un adeguato sistema di collegamento fra domande e offerte di collaborazione costringe infatti i praticanti, solitamente, ad inviare il proprio curriculum a svariati studi legali ovvero ad affidarsi al passaparola, con il rischio di non riuscire a trovare professionisti che trovino tempo e possibilità di insegnare, formare e consigliare adeguatamente.
Nonostante il controllo del Consiglio dell’Ordine per garantire l’effettività della pratica, inoltre, non è chiaramente sempre possibile verificare con certezza che le attività affidate dall’avvocato al praticante permettano a quest’ultimo una giusta formazione.
E del resto, l’esame come attualmente strutturato non è certo strumento utile a valutare l’idoneità dei candidati allo svolgimento della professione: l’impostazione delle prove scritte, del tutto anacronistica, prevede lo svolgimento di due pareri ed un atto che quasi certamente – eccezion fatta per l’atto giudiziario – non trovano riscontro nell’attività svolta durante la pratica e appesantiscono di molto l’attività di correzione svolta dalle commissioni esaminatrici, mentre le prove orali sono sostanzialmente sei esami universitari da svolgersi in un’unica occasione (si provi a chiedere ad un avvocato in che condizioni psicofisiche era il giorno dell’esame di stato!).
Ed è in questo contesto che, nella giornata del 19 ottobre 2019, i Giovani Avvocati hanno voluto ribadire il loro impegno con l’approvazione di mozioni, presentate dalle sezioni locali di Bergamo, Novara e Vibo Valentia, che impegnano l’associazione ad agire per promuovere il ritorno al vecchio patrocinio, la riforma dell’esame di stato e la modifica dell’organizzazione dei corsi di formazione, nonché a valutare gli strumenti di tutela più idonei da applicare al rapporto di collaborazione fra avvocato e praticante.
Una professione che si chiude ai giovani non può evidentemente avere futuro, ed è pertanto auspicabile che il legislatore inverta la rotta finora intrapresa.
22-11-2019